FISIOTERAPIA DEL DOLORE CRONICO

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Grazie alle sue mani dedicate, il Fisioterapista può convincere un corpo a fare ciò che non vuole fare, ma che gli piacerebbe fare (Sally Huss)


Per una persona che soffra di dolore persistente, quindi presente da oltre 3 mesi, l’attività fisica può sembrare un compito superiore alle proprie possibilità. Eppure, l’esercizio fisioterapico migliora non solo le capacità fisiche, immunitarie, cognitive e dell’umore, ma anche il controllo del dolore in pazienti con diagnosi di artrosi, artrite, fibromialgia, sindrome algo-distrofica (CRPSI e II), rachialgie croniche

Difficile però per il paziente essere motivato all’esercizio, a causa dello spontaneo evitamento del movimento causato dalla paura del dolore: fear/avoidance behaviour. È necessario quindi che l’esercizio fisioterapico venga sviluppato sulla base di una attenta valutazione complessiva, che consideri e rispetti le caratteristiche bio-psico-sociali della persona, modulando accuratamente l’attività con modalità incentivanti e non frustranti.   

Al contrario dei soggetti il cui dolore è infiammatorio e in genere localizzato perché provocato da una lesione acuta (recente), nei pazienti affetti da sindromi da dolore persistente il processo infiammatorio è solitamente ‘spento’ e il dolore è legato invece ad una ipersensibilizzazione del sistema nervoso centrale che facilmente si può diffondere. 

Non risulta quindi sufficiente la sola ottimizzazione delle strategie e motorie e biomeccaniche, ma diventa fondamentale la gestione del decondizionamento, della paura/evitamento del movimento, della fiducia in sé stessi e nelle proprie possibilità fisiche e psico-sociali, fattori che fortemente influenzano la ipersensibilità centrale e la disabilità. 

Il dolore a questo punto può non essere una buona guida nel determinare la intensità e la frequenza dell’esercizio. L’educazione e una buona comunicazione sulle reali cause del dolore, il coinvolgimento emotivo e motivazionale sono invece essenziali per facilitare la partecipazione e la programmazione dell’esercizio fisioterapico, che si rivela efficace grazie all’effetto che esercita sul sistema di modulazione endogeno del dolore da parte del sistema neuro-immuno-endocrino

La regola aurea, seppur contro intuitiva, nel dolore persistente diventa: non tornerai a fare attività fisica quando il dolore cesserà, ma il dolore cesserà quando tornerai a fare attività fisica! 

Esercizio aerobico, sia moderato che più vigoroso, isometrico e dinamico con resistenze di vario tipo, hanno tutti mostrato di essere efficaci per ridurre il dolore persistente. Le condizioni specifiche del soggetto però, richiedono differenti tipi e modulazione degli esercizi nelle diverse fasi e gravità della situazione, che soltanto un Fisioterapista esperto e qualificato può stabilire.  

  • Fibromialgia: efficaci sia l’esercizio aerobico che contro-resistenze, ma estremamente attenti e modulati sulle possibilità del soggetto.
  • Artrosi e artriti: anche in questo caso sia esercizio aerobico che contro resistenza sono efficaci, e devono essere mantenuti in maniera costante, con una particolare attenzione, dato il danno articolare cronico, alla biomeccanica perfetta del movimento. 
  • Sindromi Algo-Distrofiche (CRPS): efficacia dimostrata utilizzando Graded Motor Imagery (immaginazione progressiva del movimento) e terapia con gli specchi.
  • Lombalgia: esercizi di stabilizzazione – core stability – in generale sono utili per risultati a breve termine, ma non sembrano mantenerli a lungo termine. Migliori risultati a lungo termine vengono ottenuti con programmi indirizzati a migliorare sia la flessibilità, che la forza che la resistenza

Sostanziale è in tutte le situazioni di doloro cronico benigno, intervenire sulla convinzione del paziente che ci sia qualcosa di specifico e pericoloso che mantiene il dolore. Questa convinzione infatti aumenterà la catastrofizzazione e impedirà qualsiasi partecipazione attiva al programma di esercizio fisioterapico, annullando la necessaria percezione di autoefficacia. L’approccio prevede quindi di identificare il livello di base funzionale raggiungibile dal paziente, e nel quale può avere successo, quindi determinare una progressione sicura e realizzabile. Dosaggio corretto, preferenze del paziente, ottima comunicazione e gratificazione sono gli elementi fondamentali.


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